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Origine del nome: la località fu fondata dai benedettini cassinesi (forse dai monaci di San Vincenzo al Volturno) per l'isolamento dovuto ai circa 6000 ettari di bosco che la separavano dal Tavoliere e dalla Ripa (= sponda, riva; dirupo di fossato) Alta (sul fiume Fortore), per questo prese il nome di Ripalta. Dalla devozione dei monaci verso la madre di Dio, la località fu dedicata a S. Maria, donde il nome dell'abbazia a S. Maria di Ripalta.
Insediamento benedettino: probabilmente dal X secolo, hanno dedicato il sito alla Madonna, forse in sintonia con la devozione nella Daunia alla Madre di Dio, la cui prima testimonianza è la Madonna di Siponto. Le notizie sono reperibili negli scritti a livello storico di Tommaso Leccisotti, monaco di Montecassino, originario di Torremaggiore, scomparso alcuni anni fa. Dipendeva da Monte Cassino, gestiva il traffico navale al fiume e la pesca del lago di Lesina e, forse proprio a causa di questo, l'abate doveva mediare nei litigi tra l'abate di Montecassino e quello di Tremiti. Maggiori informazioni sui benedettini.
Ricostruzione cistercense: i cistercensi sono un ramo dell’ordine benedettino, volti a tornare alla sobrietà del Fondatore (meno cultura e più meditazione e lavoro); costruirono il monastero, dal 1201, in gotico (definito "sobrio"), che ancora in parte si ammira. Alcune fonti riportano la loro presenza ancora nel 1436, quando aprirono un ospizio nel territorio di Serracapriola. Maggiori informazioni sui cistercensi.
Ristrutturazione e ampliamento dei Celestini: Ordine fondato da papa Celestino, provenienti da S. Giovanni in Piano e San Severo, ottengono la gestione del monastero (che ristrutturano secondo lo stile neoclassico) e l’enfiteusi (una sorta di contratto di locazione) dalla commenda (= privilegio ecclesiastico, che dava in possesso detto feudo) dell’abate cardinale di York (l’antica Eboraco, nell’attuale Inghilterra); in seguito, edificarono magazzini, fino a “Cerra”. Maggiori informazioni sui Celestini.
Confisca e affidamento al Torelli: tra il 1807 e il 1810, con la soppressione dei Celestini; lo stemma del principe è all’ingresso attuale, il cancello all’ingresso privato; l’ ampliamento nel “ballatoio” e nell’attuale borgo.
Onorevole Domenico Zaccagnino (Senatore): acquista il feudo (vedi la pianta del borgo) dal Torelli (difficoltà economiche sui vigneti, forse per calamità naturali); alla morte di Zaccagnino, subentrano le due sorelle, Angela, che sposa Galante Raffaele (ecco perchè alcuni inginocchiatoi della Chiesa hanno la lettera "R", mentre all'esterno si conserva la pietra che sanciva il confine, con scritto AGZ = Angela Galante Zaccagnino) e Maria, che sposa Parlato (ecco perchè in chiesa ci sono altri inginocchiatoi con la stampa "Z M"). Attualmente, i proprietari del complesso sono i vari discendenti della famiglia Galante: Caselli, De Luca, D'Atri, Galante, Firpi.
Un dono degli attuali proprietari è l'altare del giubileo del 2000, per la celebrazione eucaristica festiva.
Approfondimenti: Fonte: GIOVANNI TRECCANI (fondata da), Dizionario enciclopedico italiano. Roma, 1970. Vita (e ordine) benedettina: caratteristiche principali sono la moderazione e l’insistenza della vita in comune, come regola di cenobiti (cenobio:luogo dove più monaci fanno vita comune, sottoposti alla medesima regola), i quali formano una famiglia di fratelli sotto un padre comune, l’abate, coadiuvato da altri superiori (preposto o priore, portinaio, decano,…). L’abate fa le veci di Cristo e il cenobio è l’immagine della Chiesa. È anche una comunità autonoma e autosufficiente, nella preghiera e nella vita comune (opus Dei), come nei campi, per questo il motto ora et labora. Quanto alla vita intellettuale, il monastero aveva anche lo scriptorium, per trascrivere i testi della Bibbia e quelli liturgici (p. 192 op. cit.). La regola benedettina è il grande codice della vita monastica occidentale. Comprende 73 capitoli ((p. 193 op. cit.).
Congregazione dei Cistercensi: l’ordine trae origine dal distacco cluniacense (altro ramo benedettino, iniziato a Cluny) di una corrente rigorista, avvenuto verso la fine del sec XI, esattamente nel 1098, con Roberto da Molesme che, in Francia, a Citeaux (in latino Cistercium) fondava un nuovo monastero con gli antichi precetti benedettini. Ma la storia dell’ordine inizia con Bernardo di Chiaravalle, entrato nel 1112 e che diffuse l’ordine per tutta l’Europa. Alla fine del sec XII si contano 530 monasteri (fra cui Ripalta, dove vennero nel 1201). Le ragioni del successo sono da trovarsi nelle condizioni religiose e morali dell’Europa dopo la lotta per le investiture e nell’aspirazione del ritorno ai tempi evangelici. Nello spirito benedettino, i cistercensi furono bonificatori e colonizzatori, e le loro abbazie sono importanti per l’economia agraria medievale. Culturalmente iniziarono una corrente mistica che ebbe non poco influsso sul pensiero medievale. La costituzione dell’ordine è nella “Carta di carità” di Stefano Harding: per essa le abbazie, autonome, sono però sotto la sorveglianza degli abati delle abbazie fondatrici, e queste a loro volta sono vigilate da un consiglio compostola padre universale dell’ordine, l’abate di Citeaux, e dai quattro primi padri (La Ferté, Pontigny, Chiaravalle e Morimond). Fiorente fino al sec 14°, l’ordine decadde poi, frazionandosi in diverse congregazioni. Con la riforma di Trappa (1664), furono divisi nei due rami dell’osservanza comune (cistercensi propriamente detti) e dell’osservanza primitiva (i Trappisti). I loro edifici elevati, in contrapposizione a quelli cluniancensi, conservarono sempre un carattere austero, anche in complessi grandiosi. Il sorgere e il fiorire dell’ordine coincise con quello del gotico, tanto che a loro si attribuisce l’introduzione in Italia dell’architettura gotica. Le chiese, a croce latina, ebbero generalmente tre navate coperte da volte, prima a crociera, poi su costole ogivali; transetto affiancato da cappelle rettangolari coperte da tetto unico, presbiterio a terminazione rettilinea; agli archi rampanti si preferirono contrafforti e speroni. Fra le principali in Italia, oltre Chiaravalle, Casamari e Fossanova (da cui vennero i monaci che rifondarono l’antica abbazia benedettina di Ripalta).
Ordine Celestini: Religiosi della Congregazione fondata (verso il 1264) da Pietro Morrone (il futuro papa Celestino V) nell’eremo della Maiella. I “frati da Pietro del Morrone” passarono a costituire nell’ordine benedettino la congregazione dei celestini. Vestivano una tonaca bianca con cappuccio nero. I monasteri furono eretti in principio da un priore, ma dai primi del 17° sec vi furono priorati e abbazie, rispettivamente con più di 5 e 11 monaci. La congregazione era retta dall’abate di S. Spirito (Sulmona). Nel secolo 18° la definitiva dissoluzione, disposta in Francia da Pio VI e successivamente in Italia il 1807 e il 1810.
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